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Lun Apr 15, 2013 10:22 pm Da gaetano159
Probabilmente molti utenti non conoscono questo "tastino". sulla home principale.
sotto la foto centrale con noi del raduno a punta ala , a sinistra, c'è un collegamento ipertestuale che porta a tutti i messaggi dove noi abbiamo scritto e gli altri utenti hanno risposto dopo di noi....
molto comodo, per chi si secca ogni volta trovare la discussione dove c'è il testo rosso...usatelo. [Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine]
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Aggiornamento del regolamento
Sab Nov 10, 2012 4:02 pm Da Staff Alfaplanet
Si comunica a tutti gli utenti che il punto 12 del regolamento è stato aggiornato, lo incollo qui di seguito:
Qualsiasi messaggio o serie di messaggi, che contenga pubblicità diretta o occulta verrà se ritenuto necessario rimosso e l'utente verrà sospeso o bannato.
È permesso inserire link o fare nomi per indicare dove trovare un determinato articolo o servizio, a patto di riportare più …
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Alfa Romeo MONTREAL - notizie -
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Alfa Romeo MONTREAL - notizie -
Nel 1967, Centenario della Federazione Canadese, tutte le nazioni del mondo parteciparono all'Esposizione Universale di Montreal presentando le migliori realizzazioni nei vari campi della scienza e della tecnica. Come unica casa automobilistica ad essere invitata, l'Alfa Romeo si presentò con una dream car, definita testualmente "la massima aspirazione dell'uomo in fatto di automobili".
Nelle iniziali intenzioni dell'Alfa Romeo, si trattava di una mera operazione d'immagine. I due prototipi inviati all'Expo canadese, commissionati alla Carrozzeria Bertone su meccanica della "Giulia", sarebbero dovuti rimanere una sorta di "prova d'artista", da esporre nei vari saloni, per poi essere conservati nel museo aziendale.
In quegli anni, l'Alfa Romeo godeva di grande prestigio presso il pubblico americano e l'eleganza della vettura suscitò un vivo interesse che, contrariamente alle previsioni, non si spense nei mesi successivi. Le richieste dei concessionari canadesi e statunitensi furono tanto pressanti e reiterate da costringere l'azienda del Portello a decidere la produzione del prototipo.
Per tener fede all'idea originale della presentazione, la vettura venne dotata di un motore derivato dall'otto cilindri a V a carter secco della Alfa Romeo 33 Stradale che, nonostante la riduzione di potenza specifica da 125 a 80 CV/litro, si dimostrò surdimensionato rispetto alle caratteristiche di rigidità del telaio.
Così nel 1970 venne presentata al Salone dell'automobile di Ginevra la versione definitiva della "Montreal". Le consegne iniziarono nei primi mesi del 1972 al prezzo di L. 5.700.000 e con la possibilità di arricchirla con accessori pensati per un maggior comfort, quali gli alzacristalli elettrici (L. 100.000), la vernice metallizzata (L. 140.000) ed il condizionatore d'aria (L. 290.000). La gamma di colori disponibili variava dalle tinte normali blu medio, verde, grigio, rosso, arancio e nero, alle tinte metallizzate marrone, argento, arancio, oro e verde.
Esteticamente la vettura risultò leggermente più alta e con il cofano più ingombrante per accogliere l'otto cilindri. Il motore, pur derivando da quello da corsa Tipo 33, venne sostanzialmente modificato al fine di renderlo più "docile" e adatto all'uso stradale. La cilindrata definitiva è 2593cc, l'albero motore ha la disposizione delle manovelle a 90 gradi anziché a 180, i pistoni perdono il cielo convesso tipico della vettura sport, è diversa la fasatura ed è diversa l'iniezione meccanica, ora SPICA derivata dalle vetture a quattro cilindri esportate in America anziché Lucas. Il gruppo propulsore fu abbinato ad un raffinato cambio manuale 5 marce ZF invertito, quanto di meglio disponibile all'epoca, anche in considerazione del fatto che in Alfa non era disponibile una trasmissione in grado di gestire la poderosa coppia del V8 - e i bassi numeri non ne rendevano conveniente la messa in produzione-. Interessante, questo proposito, ricordare che il gruppo differenziale, derivato direttamente dalle 2000 Gt e Spider, era stato dotato di una coppa maggiorata in magnesio, col duplice scopo di aumentare la quantità d'olio e fornire un migliore raffreddamento. In effetti, la trasmissione era il punto più vulnerabile, tanto che le vetture preparate per correre (soprattutto in USA e in Sud Africa) erano spesso costrette al ritiro causato proprio dalla rottura del differenziale. La visione d'insieme della vettura dà più l'idea di una velocissima e confortevole gran turismo anziché di una derivata dalle corse strettamente sportiva. Infatti, a fronte di un motore esuberante quale il V8 di Arese, l'autotelaio si dimostrava inadeguato per una sportiva: la base della Giulia mostrava, infatti, tutti i limiti connessi allo schema "ruote anteriori indipendenti e ponte posteriore rigido". Il risultato era tutt'altro che disprezzabile, anzi, ma alla prova dei fatti la Montreal soffriva di un marcato rollio in curva - che consente, però, di apprezzare l'approssimarsi dei limiti dei tenuta del mezzo e, comunque, non inificiava l'efficacia nel seguire la traiettoria impostata -. L'impianto frenante, a dischi autoventilanti di produzione Girling, su tutte le ruote, forniva prestazioni in linea con le gt dell'epoca e, sebbene non sia un punto forte della Montreal, ancora oggi, se ben mantenuto, garantisce spazi d'arresto di tutto rispetto.
Le prestazioni, come si può immaginare, sono di prim'ordine: 200 cavalli a 6500 giri, 24kgm di coppia a 4750 giri, 224 km/h di velocità massima e 28 secondi per percorrere il chilometro con partenza da fermo; 0-100km/h circa 7 secondi. Le versioni da corsa venivano potenziate con configurazioni che,anche in base ai regolamenti, raggiungevano i 3000 cc e i 340 CV. Da questo motore fu derivata anche una versione marinizzata per le gare di entrobordo.
Ovviamente è un'automobile destinata ad una clientela di un certo rango ed anche il prezzo di listino lo dimostrava, così come i molti equipaggiamenti disponibili in opzione.
Nel 1972 la rivista Quattroruote organizzò, per sondare le doti di resistenza ed affidabilità della Montreal, una tirata da Reggio Calabria fino a Lubecca impiegando poco meno di venti ore. Considerando che il percorso misurava ben 2.574 km i tester riuscirono a percorrerlo, soste e rifornimenti compresi, ad una velocità media di 130 km/h circa.
Purtroppo questa automobile non ebbe il successo che si meritava: infatti la produzione in serie fu ostacolata dalla crisi del petrolio che ritardò l'uscita dell'autovettura, estendendo la produzione fino al 1977. Relativamente pochi esemplari furono costruiti.
Nelle iniziali intenzioni dell'Alfa Romeo, si trattava di una mera operazione d'immagine. I due prototipi inviati all'Expo canadese, commissionati alla Carrozzeria Bertone su meccanica della "Giulia", sarebbero dovuti rimanere una sorta di "prova d'artista", da esporre nei vari saloni, per poi essere conservati nel museo aziendale.
In quegli anni, l'Alfa Romeo godeva di grande prestigio presso il pubblico americano e l'eleganza della vettura suscitò un vivo interesse che, contrariamente alle previsioni, non si spense nei mesi successivi. Le richieste dei concessionari canadesi e statunitensi furono tanto pressanti e reiterate da costringere l'azienda del Portello a decidere la produzione del prototipo.
Per tener fede all'idea originale della presentazione, la vettura venne dotata di un motore derivato dall'otto cilindri a V a carter secco della Alfa Romeo 33 Stradale che, nonostante la riduzione di potenza specifica da 125 a 80 CV/litro, si dimostrò surdimensionato rispetto alle caratteristiche di rigidità del telaio.
Così nel 1970 venne presentata al Salone dell'automobile di Ginevra la versione definitiva della "Montreal". Le consegne iniziarono nei primi mesi del 1972 al prezzo di L. 5.700.000 e con la possibilità di arricchirla con accessori pensati per un maggior comfort, quali gli alzacristalli elettrici (L. 100.000), la vernice metallizzata (L. 140.000) ed il condizionatore d'aria (L. 290.000). La gamma di colori disponibili variava dalle tinte normali blu medio, verde, grigio, rosso, arancio e nero, alle tinte metallizzate marrone, argento, arancio, oro e verde.
Esteticamente la vettura risultò leggermente più alta e con il cofano più ingombrante per accogliere l'otto cilindri. Il motore, pur derivando da quello da corsa Tipo 33, venne sostanzialmente modificato al fine di renderlo più "docile" e adatto all'uso stradale. La cilindrata definitiva è 2593cc, l'albero motore ha la disposizione delle manovelle a 90 gradi anziché a 180, i pistoni perdono il cielo convesso tipico della vettura sport, è diversa la fasatura ed è diversa l'iniezione meccanica, ora SPICA derivata dalle vetture a quattro cilindri esportate in America anziché Lucas. Il gruppo propulsore fu abbinato ad un raffinato cambio manuale 5 marce ZF invertito, quanto di meglio disponibile all'epoca, anche in considerazione del fatto che in Alfa non era disponibile una trasmissione in grado di gestire la poderosa coppia del V8 - e i bassi numeri non ne rendevano conveniente la messa in produzione-. Interessante, questo proposito, ricordare che il gruppo differenziale, derivato direttamente dalle 2000 Gt e Spider, era stato dotato di una coppa maggiorata in magnesio, col duplice scopo di aumentare la quantità d'olio e fornire un migliore raffreddamento. In effetti, la trasmissione era il punto più vulnerabile, tanto che le vetture preparate per correre (soprattutto in USA e in Sud Africa) erano spesso costrette al ritiro causato proprio dalla rottura del differenziale. La visione d'insieme della vettura dà più l'idea di una velocissima e confortevole gran turismo anziché di una derivata dalle corse strettamente sportiva. Infatti, a fronte di un motore esuberante quale il V8 di Arese, l'autotelaio si dimostrava inadeguato per una sportiva: la base della Giulia mostrava, infatti, tutti i limiti connessi allo schema "ruote anteriori indipendenti e ponte posteriore rigido". Il risultato era tutt'altro che disprezzabile, anzi, ma alla prova dei fatti la Montreal soffriva di un marcato rollio in curva - che consente, però, di apprezzare l'approssimarsi dei limiti dei tenuta del mezzo e, comunque, non inificiava l'efficacia nel seguire la traiettoria impostata -. L'impianto frenante, a dischi autoventilanti di produzione Girling, su tutte le ruote, forniva prestazioni in linea con le gt dell'epoca e, sebbene non sia un punto forte della Montreal, ancora oggi, se ben mantenuto, garantisce spazi d'arresto di tutto rispetto.
Le prestazioni, come si può immaginare, sono di prim'ordine: 200 cavalli a 6500 giri, 24kgm di coppia a 4750 giri, 224 km/h di velocità massima e 28 secondi per percorrere il chilometro con partenza da fermo; 0-100km/h circa 7 secondi. Le versioni da corsa venivano potenziate con configurazioni che,anche in base ai regolamenti, raggiungevano i 3000 cc e i 340 CV. Da questo motore fu derivata anche una versione marinizzata per le gare di entrobordo.
Ovviamente è un'automobile destinata ad una clientela di un certo rango ed anche il prezzo di listino lo dimostrava, così come i molti equipaggiamenti disponibili in opzione.
Nel 1972 la rivista Quattroruote organizzò, per sondare le doti di resistenza ed affidabilità della Montreal, una tirata da Reggio Calabria fino a Lubecca impiegando poco meno di venti ore. Considerando che il percorso misurava ben 2.574 km i tester riuscirono a percorrerlo, soste e rifornimenti compresi, ad una velocità media di 130 km/h circa.
Purtroppo questa automobile non ebbe il successo che si meritava: infatti la produzione in serie fu ostacolata dalla crisi del petrolio che ritardò l'uscita dell'autovettura, estendendo la produzione fino al 1977. Relativamente pochi esemplari furono costruiti.
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